L’impavida
Fino a poco tempo fa sul mercato dell’offerta intellettuale le idee erano i prodotti più gettonati. Di prima o di seconda mano, originali o artefatte, griffate o artigianali, tutti si pregiavano di esibirne qualcuna, da mutare magari come si fa con gli abiti di stagione, molto spesso più per non sfigurare in pubblico che per sentirsi a proprio agio. Non si trattava di idee nel senso platonico del termine, ma di bussole pratiche per attraversare le temperie del tempo presente illudendosi di esserne protagonisti, e non dominati da esso e da chi ne determina il modo di vivere e di pensare.
Ce n’erano per tutti i gusti, da quelle cucite su misura per i conformisti in senso stretto, a quelle ricamate per i conformisti dell’anticonformismo. Il tutto diretto sotto le apparenze di una totale libertà di espressione e di pensiero che dava vita ad una logorroica torre di Babele, sempre più vociante ed impazzita, la cui eco si è spenta quasi improvvisamente.
E’ bastato l’apparire di un direttore d’orchestra dalle fattezze e dalle movenze felliniane a tacitare il proteiforme brusio, imponendo uno spartito di facile presa ad ogni latitudine, orecchiabile quanto basta, che ha finito col silenziare ogni voce solista e tutte le orchestrine di provincia, che si sono ritrovate d’improvviso a cantare all’unisono, come in un loop ipnotico, dei brani di un autore sconosciuto, all’interno di un un coro globale sterminato che tutto avvolge e tutto incatena. La tempesta sedata ha solo reso evidente che nel baccano delle idee il senso critico era già spento. Il vociare era il sibilo di emozioni e di parole in libera uscita, gemiti di un pensiero assente, brandelli di vita sillabati come una preghiera blasfema o come una maledizione, che andavano ad accrescere il caos, la distruzione del logos e di conseguenza la spoliazione, sociale e spirituale, della persona umana, ferendo mortalmente la sua gioia di vivere e la sua volontà di costruire.
L’imporsi di una nuova coralità formatasi sulle note della paura e della rassegnazione rivela che tutto ciò non poteva accadere in assenza di idee, anche se di natura distruttrice, e di un pensiero forte che le ha generate anche in forme apparentemente contraddittorie e conflittuali tra di loro, per mettere in scacco l’umanità intera, come sapientemente ritratto da Ingmar Bergman ne Il settimo sigillo.
Per chi realmente sente nel profondo di non volere e di non potere essere voce salmodiante in questo coro, la sola via rimasta da percorrere è quella della conservazione della propria integrità, nel corpo e nello spirito. Compito apparentemente arduo nel contesto storico nel quale viviamo, ma assolutamente non impossibile da realizzare, se ci si nutre di un pensiero ancor più forte di quello di morte venuto a predominare negli ultimi decenni, che possa essere rivoluzionario nel senso proprio del termine, ovvero sempre incamminato verso la propria origine, senza mai perdere di vista l’asse che tutto tiene ed intorno al quale tutto si svolge.
Se potessi mangiare un’idea, avrei fatto la mia rivoluzione, cantava Giorgio Gaber qualche decennio fa, guardando alla luna e non al dito. Occorrono oggi idee forti, corroboranti, anche se al momento non ancora germogliate perchè sepolte sotto terra, come un prezioso tesoro, ma che come minuscoli granelli di senapa sapranno garantire, a chi le sa custodire e coltivare, frutti cospicui al termine della lunga stagione invernale.
Arca edizioni intende ricercare nel mondo contemporaneo idee e pensatori che possano aiutarci a trovare una chiave di lettura non meramente intellettuale, ma funzionale alla restaurazione della persona umana, attraverso la quale ci si possa irrobustire, nella consapevolezza e nella volontà, per uscire indenni dalla seduzione sempre più macabra che avvolge gli ultimi giorni del tramonto dell’Occidente. Una chiave di lettura fondata su idee solide come roccia per non scivolare nella vischiosa realtà nella quale viviamo, liquida e stagnante come pioggia d’autunno; idee che possano seminare un linguaggio nuovo e antico al tempo stesso, prefigurando la nuova fioritura della primavera che verrà.
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